1.IL MIO PROBLEMA SEI TU, 12 novembre 2019
2.IL MIO GIOCO SEI TU, 12 febbraio 2020
3.The Harder You Fall
AUTORE: L.A.Cotton
EDITORE: Queen Edizioni
GENERE: Sport Romance
Hailee Raine deve riuscire a sopravvivere solo un altro anno in quella
città ossessionata dal football. Un ultimo anno con Jason, il suo
crudele fratellastro, e i suoi amici, un branco di giocatori di football
presuntuosi e arroganti. Lei li odia. Soprattutto Cameron Chase, il
ragazzo che pensava fosse diverso dagli altri.
Cameron Chase ha
il mondo ai suoi piedi: è bello, ha talento e ha un incredibile fascino.
I college fanno la fila alla sua porta, tutti vogliono il ricevitore
dei Rixon Raiders, la vera star della squadra. Finché qualcosa minaccia
di rovinare tutto ciò per cui ha sempre lavorato, e solo una persona può
placare la guerra che infuria dentro di lui. Cameron dovrebbe odiarla:
lei è la sorella del suo migliore amico. Hailee è off-limits.
Intoccabile.
Ma quando Hailee si ritrova vittima di uno scherzo
fatto dalla squadra finito male... improvvisamente, odiarsi a vicenda
non è mai stato così bello.
Una lettura emozionante, il voler concentrare la storia su più personaggi è stata a mio avviso un'ottima strategia per il coinvolgimento del lettore.
La narrazione è stata fluida, semplice.
L'autrice ha voluto parlarci di questi ragazzi che temono il futuro ignoto che li aspetta, i primi problemi di cuori e i difficili rapporti con i propri genitori.
Tuttavia, sarò onesta con voi, la mia concentrazione era tutta per i protagonisti del secondo romanzo.
[Lasciai Asher e Jase in palestra con la scusa di dovermi
incontrare con il consulente scolastico. Non era vero, ma non c’era bisogno che
loro lo sapessero. I corridoi erano deserti mentre mi dirigevo verso il
dipartimento di arte. Hailee aveva un’ora libera, il che voleva dire che
probabilmente si trovava lì. Quindi non fu una sorpresa quando la trovai in una
delle stanze più piccole. La porta era socchiusa e io vi scivolai dentro,
chiudendola dietro di me. Era un rischio andare lì, ma nessuno avrebbe osato
farmi delle domande. E se qualcuno avesse spettegolato, avrei girato la cosa a
mio vantaggio, dicendo che stavo facendo un favore a Jase, che stavo cercando
di convincerla a tirarsi indietro.
Hailee era a cavalcioni su una sedia, mi
dava le spalle. I suoi capelli biondo scuro erano alzati in una crocchia
disordinata, alcune ciocche le ricadevano sul viso, e passava il pennello
contro la tela con lunghe pennellate arrabbiate. Ogni tanto si fermava e
inclinava la testa, mettendo così in mostra la delicata linea del suo collo. La
maglietta oversize che indossava, sicuramente per proteggere i vestiti che
aveva sotto, unita agli occhiali dalla montatura nera, non avrebbe dovuto
risultare tanto attraente su di lei. Invece era proprio così. Era fottutamente
sexy.
Scelse esattamente quel momento per togliersi gli auricolari che non mi
ero accorto avesse nelle orecchie, e, come se avesse percepito la mia presenza,
si irrigidì e mi guardò da sopra la spalla.
«Vattene.» La sua voce era fredda e
i suoi occhi non erano più caldi quando incontrarono i miei.
Alzando le mani in
segno di resa, dissi: «Vengo in pace».
«Mi credi una completa idiota?»
Quel
verdetto era ancora da stabilire. Il modo in cui aveva ribaltato lo scherzo di
Jason e Asher era stato azzardato. Fottutamente divertente, ma comunque
azzardato.
«Sono qui per cercare di limitare i danni.»
«Limitare i danni?»
Hailee inarcò le sopracciglia e mise una gamba giù dalla sedia in modo da
alzarsi e voltarsi verso di me. «Noi non siamo amici», disse alzando il mento
in modo provocatorio, e il mio uccello sussultò.
Cristo, quella ragazza mi
faceva impazzire.
«No, non lo siamo.» Ma c’era stato un tempo in cui avrei
voluto esserlo, suo amico.
Cazzo, non sarei dovuto andare lì. Mi passai una
mano sul viso e feci un sospiro frustrato.
«Cosa vuoi, Cameron?» Hailee
incrociò le braccia al petto, spostando il peso su una gamba. «Sono impegnata.»
«Devi farti da parte, raggio di sole», dissi, e i suoi occhi color del miele
brillarono di disprezzo.
Accidenti a questa ragazza. Questa testarda, sconsiderata
ragazza.
Non me ne ero reso conto, ma avevo iniziato a muovermi verso di lei,
come se mi stesse tirando con un filo invisibile.
«Cameron, cosa stai…»
Deglutì, osservandomi mentre mi fermavo di fronte a lei. Attorno a noi l’aria
cambiò, diventando pesante e densa.
Avevo sempre mantenuto le distanze da
Hailee. Guardavo ma non toccavo. Ma stando lì, con lei proprio davanti a me,
volevo toccarla…
Cazzo, quanto avrei voluto toccarla.
Sorprendendoci entrambi,
alzai una mano e le presi una ciocca di capelli tra le dita. «Tirati.
Indietro», dissi con tono calmo, ma il mio monito era chiaro in quelle parole.
«Jase deve concentrarsi sulla squadra, sulla stagione. Non ha bisogno di essere
distratto dai tuoi giochetti.»
I suoi occhi si spalancarono, le sue labbra rosa
pallido si schiusero mentre prendeva un respiro veloce, poi scacciò via la mia
mano. «I miei giochetti?» Quasi si strozzò con le sue parole. «Fottiti,
Cameron. Sai che questo è tutta colpa sua. Mi ha sempre odiata. Lui continua, e
continua. Ma io non mi spezzerò. Non mi spezzerò mai.» Hailee tremava, quelle
vibrazioni si irradiavano sul suo corpo.
«Ne sei sicura?» Alzai un
sopracciglio, invadendo ancora di più il suo spazio e costringendola a
indietreggiare. Doveva aver colpito la sedia con le gambe, perché inciampò. La
mia mano scattò verso la sua vita per tenerla in equilibrio, e venni
attraversato da piccole scosse elettriche mentre i nostri sguardi si
incontravano.
Hailee mi fissò, i suoi occhi erano spalancati e annebbiati dalla
confusione. Merda. Le aveva sentite anche lei. Avevo provato la stessa
sensazione anche lunedì, la mattina in cui l’avevo presa in giro per la sua
maglietta.
La cosa non andava bene… non andava bene per niente, cazzo. Eppure,
non mi allontanai.
Allontanati, coglione.
«Cameron. Cosa diavolo stai…»
Abbassai la testa, portandoci alla stessa altezza. I suoi occhi ribollivano di
rabbia, ma non mi sfuggì il modo in cui il suo respiro si fermò di nuovo.
«Fatti da parte, raggio di sole. Jase alla fine si annoierà, devi solo tirarti
indietro.»
«L’ho già fatto e non ha funzionato», sibilò. «Due parole: Macaulay
Denver. Te lo ricordi?»
Se me lo ricordavo? Le immagini di quella sera mi
avevano tormentato per settimane.
Ignorandola, dissi: «Uno di voi due deve
farsi da parte prima che questa cosa vada a finire male. E sappiamo entrambi
che non sarà lui a farlo».
Jase giocava con Hailee, ma erano tutte stronzate
innocue. Certo, qualche volta aveva ferito i suoi sentimenti, o l’aveva messa
in imbarazzo di fronte ai nostri compagni, ma avrebbe potuto essere peggio…
molto peggio.
Questa volta era diversa, però. La stagione precedente era stata
dura per Jason. La tensione tra i Raiders e i Rixon East Eagles era alle
stelle, e lui aveva sete di sangue. Sapevo che probabilmente Hailee sarebbe
rimasta coinvolta. Jason la usava come il suo personale sacco da boxe, e dopo
il modo in cui lo aveva trattato a mensa… Hailee poteva benissimo essere una
bandiera rossa e Jase il toro. E questa volta non si sarebbe trattato di uno
scherzetto infantile.
Lei prese un respiro brusco e i miei occhi si posarono
automaticamente sulla sua bocca. Annullai la distanza tra noi finché le mie
labbra sfiorarono le sue.
«Ultimo avvertimento, raggio di sole», sussurrai,
così vicino che potevo quasi sentire il suo sapore. «Fatti da parte o non dire
che non ti avevo avvertita.»
Lei alzò le mani dandomi una spinta sul petto, e
io barcollai all’indietro. «Fottiti, Cameron. Fottetevi tutti.»
«Hailee, dai…»
Non era stata mia intenzione chiamarla per nome, ma quello mi era scivolato sulla
lingua.
Lei mi interruppe. «Vattene. Vattene prima che inizi a urlare, perché
lo farò. Potrai essere un Raider, ma a me non interessa.» I suoi occhi erano
furiosi, mi fissavano con tanto odio che sentii un nodo allo stomaco. Ma andava
bene così. Lei doveva odiarmi.
Con un sorrisetto, cominciai ad allontanarmi.
«Non venire a piangere da me quando ti rovinerà.»
Il suo viso sbiancò; sapevo
che si ricordava di ogni scherzo, di ogni volta in cui Jase se l’era presa con
lei. Prima che potesse insultarmi ancora, uscii dalla stanza e me ne andai
velocemente dal dipartimento di arte.]
Nessun commento:
Posta un commento