1.RUSH, 9 aprile 2020
2.Crash
3.Ride
4.Stand
AUTORE: Daphne Loveling
SERIE: 1# Stone Kings Motorcycle Club
EDITORE: Queen Edizioni
GENERE: Contemporary MC Romance
Seton
Non riesco a smettere di desiderare un assassino.
Greyson Stone è il presidente della Stone Kings MC, il club di
motociclisti di Lupine, e so che mi porterà soltanto guai. È rude e
pieno di tatuaggi, trasuda pericolo da tutti i pori. È quel tipo di uomo
arrogante e sicuro di sé che dovrebbe farmi scappare a gambe levate…
Invece, non riesco a smettere di fantasticare su di lui. Anche se so che
è un criminale. Anche se è stato un uomo come lui a uccidere mio padre.
Anche se la mia vita, ora, è nelle sue mani.
Greyson
Come
presidente della Stone Kings ho poche regole: sali in sella o muori;
meglio la morte del disonore; il club viene prima di qualsiasi donna. O
almeno, questo era quello che pensavo. Poi ho incontrato lei. Grandi
occhi verdi, curve da infarto, e quella bocca... Nel momento stesso in
cui l’ho vista, ho desiderato farla mia. Anche se so che, quando
scoprirà chi sono, mi odierà per sempre. Lei è la ragazza che non sono
mai riuscito a dimenticare. La donna a cui sto per spezzare il cuore
ancora una volta.
Oggi ho il piacere di presentarvi una nuova Autrice, Daphne
Loveling, che fa il suo esodio in Italia con una nuova serie di Biker.
Non c’è bisogno di ripetermi su quanto amo questi generi,
quindi era ovvio che sarebbe slittato al primo posto delle mie prossime
letture.
Come prima impressione però, non sono soddisfatta.
Come del resto oramai è diventata una moda, anche lei, ha
voluto cavalcare l’onda del sesso solo sesso, facendo diventare un romanzo con
grande potenziale, in qualcosa di banale e scontato.
Qualche tempo fa una mia amica mi ha chiesto: perché continui
a leggere questi generi visto che non ti piace quando si parla di sesso?
Io amo il sesso, romantico, dolce, selvaggio, aggressivo, ma
il confine tra erotico e squallido è molto sottile.
Inoltre, come del resto credo di averlo ripetuto molte
volte, il sesso deve fare da contorno, abbellire una storia, no essere cuore
pulsante del romanzo.
Prendiamo esempio questo caso, sin dall'inizio il Club Stone
Kings ha subito la perdita di un fratello, il migliore amico di Grey, come è successo? Perché Grey si sente tanto in colpa? Boh, non ci viene
detto nulla.
Ho trovato tante idee buttate li a caso senza dargli un filo logico,
una serie di colpi di scena gestiti in malo modo, però, ogni singolo pensiero
sconcio e perverso dei protagonisti, viene descritto dettagliatamente,
occupando pagine intere.
Ora ditemi nella frase: “ voglio che mi riempi tutta del tuo
seme”, o qualcosa di simile, cosa c’è di tanto erotico ed eccitante???
Daiiiii…….
Diamine, nemmeno in cinquanta sfumature ho trovato frasi del
genere.
E poi, basta protagoniste ingenuotte, delicate, che diventano
disinibite, stop, del resto, nessun protagonista, principali e non, sono
stati in grado di differenziarsi.
Forse sono stata un po' cattivella, ma come inizio non ci
siamo proprio.
Qualunque fosse stata la sua reazione nel vedermi, l’aveva
nascosta rapidamente. Camminò verso di me e si fermò a un paio di metri con uno
sguardo di sfida. Si appoggiò alla sua macchina e mi guardò.
«Ti sei perso?»
chiese con un sorrisetto.
«No, non mi sono perso.» Aspirai dalla sigaretta. «So
esattamente dove mi trovo.»
«Perché la tua moto è in questo parcheggio? Questa è
proprietà privata», rispose.
Capii a che gioco stava giocando, ora. Decisi di giocare
anch’io.
«Tuo fratello ha lasciato la tua macchina in un altro
parcheggio?»
Rise davvero divertita. Il suono mi colse di sorpresa; era
sincero, vivace e libero. Dopo la tensione del nostro primo incontro,
ascoltarla ridere in quel modo mi sembrò molto intimo, come se stessi
sbirciando una parte di lei che non mostrava a tutti. La cosa fece sussultare
il mio cazzo.
Mi fece desiderare di ascoltarla ancora.
«No», rispose, una volta che si fu affievolita la risata.
«Io lavoro qui. Vedi?» Indicò il logo del cactus sulla maglietta che indossava,
un gesto che mi diede solo una scusa per guardare le sue tette dannatamente
perfette. Cosa che feci. Per un po’.
«Ehi, cavernicolo. Io sono quassù.»
Risalii lentamente con lo sguardo verso il suo viso. «Sei tu
quella che mi ha chiesto di guardarti il seno. Ti stavo solo assecondando»,
puntualizzai.
La sua bocca si aprì leggermente per la sorpresa e poi la
vidi arrossire. «Non è vero!» protestò, alzando leggermente la voce. Il suo
respiro accelerò un po’. Stava lì in piedi, con gli occhi fiammeggianti per l’irritazione.
C’era qualcosa in lei che mi faceva venire voglia di farla innervosire ancora.
Una ciocca di capelli le era caduta sul viso e se la soffiò
via frustrata. «Dunque, perché sei qui, a ogni modo? Il tuo scopo è solo quello
di scovarmi per farmi innervosire?»
Sogghignai. «Non ho dovuto scovarti. La tua macchina si nota
molto.» Feci un cenno verso l’ammaccatura sul fianco.
«Quindi ti aspetti
che io creda che hai semplicemente notato la mia auto qui, e hai deciso di
fermarti per fare una chiacchierata?»
«Forse», dissi. «È così difficile da credere?»
Alzò gli occhi al cielo, esasperata. «L’ultima volta che ti
ho visto mi hai detto di andarmene dalla tua proprietà.»
Mi misi in piedi e camminai verso di lei, fino a trovarmi
abbastanza vicino da vedere il rossore della sua pelle. «Non ti ho detto di
andartene dalla mia proprietà», precisai, facendomi più vicino fin quasi a
schiacciarmi contro di lei. «Ti ho detto che dovresti fare attenzione, quando
ti trovi in una parte della città che non conosci.»
Sollevò lo sguardo su
me con espressione ribelle. «Ma davvero?» sussurrò. «Sì. Davvero», confermai.
Si morse il labbro inferiore con un certo nervosismo, e il
mio cazzo scattò contro la cerniera dei pantaloni. Ce l’avevo così duro che a
stento riuscivo a stare in piedi. Il suo seno si alzava e si riabbassava
rapidamente e, per un attimo, chiuse gli occhi. Potevo dire di essere irritato
da lei tanto quanto lei lo era da me.
«Un minuto prima pensi di essere al sicuro, e quello dopo…
sei nei guai.»
Mi chinai per
avvicinarmi, la mia bocca era a pochi centimetri dalla sua e le sue labbra si
socchiusero istintivamente. Sogghignai e lei si ritrasse imbarazzata.
«Ammettilo, piccola»,
dissi. «Sei nei guai.»
Inalò bruscamente,
pronta per protestare e dire che erano tutte cazzate, ma io non ce la facevo
più. Le mie labbra si premettero sulle sue, e le afferrai i capelli,
spingendola contro la macchina. Gemette nella mia bocca, aprendo le labbra,
mentre la mia lingua si impossessava della sua. Mi afferrò le braccia e mi
attirò a sé, ricambiando il bacio.
Finalmente la stavo baciando, finalmente la stavo toccando,
dopo averci pensato per giorni ed essere quasi impazzito per il bisogno. Spinsi
la mia erezione contro di lei e allungai le mani per afferrarle il sedere. La
sollevai leggermente per farla aderire contro di me, facendo incontrare la sua
morbidezza e la durezza del mio bisogno. A quel contatto le scappò un mugolio
acuto e spinse le labbra contro le mie, perdendo il controllo.
Si staccò da me, gettando la testa indietro e ansimando:
«Oh… Dio…»
«Vedi in che genere di pericoli potresti imbatterti?» le
mormorai all’orecchio, e la sentii rabbrividire in risposta. «Devi fare
attenzione quando parli con gli estranei.»
«Nome», ansimò.
«Cosa?» gemetti.
«Non conosco il tuo
nome», disse senza fiato.
«Greyson Stone», borbottai.
Si allontanò un po’ da me e mi guardò. Si morse il labbro,
scuotendo la testa, e mi fece un sorriso lento e seducente.
«Ecco», mormorò. «Ora non siamo sconosciuti.»
Risi e le nostre bocche si incontrarono di nuovo in un bacio
ruvido e disperato. Feci scorrere una mano fino alla parte bassa della sua
schiena, per tenerla stretta contro di me. Lei mi cinse il collo con le
braccia, premendo la sua bocca contro la mia, e sentii il suo seno che si
alzava e si abbassava, mentre il suo respiro si faceva più rapido e pesante.
Pensai di spingerla dentro la macchina e scoparla proprio lì, ma per qualche
motivo con lei volevo prendermi del tempo. Per questo feci scivolare l’altra
mano tra di noi e le sbottonai i pantaloncini.>
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