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8. SEI IN OGNI MIO ATTIMO, 15 aprile 2020
AUTORE: Aurora Rose Reynolds
EDITORE: Newton Compton
GENERE: Contemporary, Romance
A Gareth Black è bastato un incontro di sguardi durante un sfarzoso
matrimonio, per rimanere folgorato da December Mayson. Lei è di gran
lunga la donna più bella che abbia mai visto e la sua intelligenza, il
suo umorismo e la sua ironia convincono Gareth che è quella giusta per
lui.
Anche December ha percepito una connessione immediata con
l'affascinante sconosciuto che le si è avvicinato, ma è preoccupata di
correre troppo: può fidarsi del proprio istinto?
Arriviamo all'ennesimo componente della famiglia Mayson.
Devo dire che confronto alle precedenti recensioni oggi sarò
più gentile.
Siccome mi sono trovata bene con il metodo elenco, voglio
utilizzarlo anche sta volta.
1- Finalmente la Reynolds si allontana
dai protagonisti prepotenti e arroganti, e ci presenta Gareth, un padre single
che fa mille lavori, e che cerca di prendersi cura dei suoi figli come meglio
può.
Sulla sua virilità nulla da dire, ma è anche
molto dolce e divertente.
Da sempre lotta con la sua Ex, che ogni
tanto irrompe nella sua vita e in quella dei bambini, illudendoli, per poi
sparire con altrettanta rapidità.
Ha paura di cercare l’amore, e diffidente con
il gentil sesso.
2- La storia è stata interessante anche
grazie alla comparsa di questi bambini dolci e con grande intelligenza.
Bambini che soffrono per la mancanza di una figura
femminile, che sono costretti ad ammettere a sé stessi, nonostante la giovane
età, che la madre non li ama come dovrebbe.
Questo davvero mi ha toccato molto, la
sensibilità di questi bambini mi ha conquistato.
3- Quando la sfortuna ha toccato la
famiglia Mayson, December non era presente.
Difatti, questa volta non abbiamo nessuna
aggressione né rapimento.
Bella variante no?
4- La loro frequentazione è stata
graduale, si conoscono, hanno un appuntamento, December cerca di farsi
accettare dai figli di Gareth, e così via all’epilogo.
Non ho trovato situazioni assurde come nei
precedenti.
5- Il fatto che la Reynolds si è
concentrato più sul lato romantico ed ha evitando di dare alla trama quel
pizzico di adrenalina, che per me centra ben poco, ha fatto sì che il mio
coinvolgimento è stato totalizzante.
Insomma, questo mi fa capire che
la Reynolds sa creare trame interessanti se vuole.
Spero che “SEI IN OGNI MIO
ATTIMO” è la strada definitiva che vuole percorrere la Reynolds per i prossimi
romanzi.
Se è così forse il nostro
rapporto è salvo.
«E così ieri sera sei andata via con Gareth».
Cazzo, lo sa. Stringo così forte la tazza di caffè che i
cubetti di ghiaccio tintinnano. Era ovvio che lo sapesse. L’ho detto allo zio
Trevor, e lui naturalmente l’ha informata. «Ehm…».
«Ti prego, dimmi che hai il suo numero», dice, poi beve un
lungo sorso del suo caffè con ghiaccio.
Sono sbalordita, pensa che avrei dovuto chiederglielo per
lei? Ma che cavolo le salta in testa? «Perché avrei dovuto chiedergli il
numero?». Cerco di controllarmi, ma mi rendo conto che dal tono di voce si
percepisce la mia irritazione.
«Uh, perché era molto preso da te».
«Cosa?»
«Non ti ha tolto gli occhi di dosso per tutta la serata. Sul
serio, se la regina d’Inghilterra si fosse messa a ballare un jive sulla pista
da ballo, lui non l’avrebbe degnata neppure di uno sguardo».
«Cosa?», ripeto, piuttosto scettica. Non credo che Gareth
fosse così tanto interessato a me. Inoltre, mi sembra impossibile che sia
proprio lei a dirmi che avrei dovuto provarci, visto che ieri sera lo voleva
per sé.
«Era palese che fosse interessato a te». Scrolla le spalle.
Apro la bocca, ma la richiudo subito, poi dico di getto: «Tu
hai detto che lo vole…».
Agita una mano tra noi per interrompermi. «È sexy. Qualunque
donna lo vorrebbe. Riconosco che è affascinante, ma non è il mio tipo, e di
sicuro non è interessato a me».
«Io…».
«Allora, hai il suo numero?», mi interrompe di nuovo, e io
scuoto la testa. Non ce l’ho. E oltretutto, solo qualche ora fa, sono
sgattaiolata via da casa sua, senza dargli spiegazioni, mentre ancora dormiva.
«Si è offerto di dartelo?». Mi guarda accigliata.
«Ho pensato che ti piacesse». Dio, sono un’idiota. Sono
scappata dal suo letto, da casa sua, senza una parola, per rispettare una
stupida regola che io e le mie sorelle ci siamo date prima ancora di avere il
permesso di depilarci le gambe. Ma cosa diavolo mi ha detto il cervello?
Colgo nel suo sguardo il momento esatto in cui capisce
tutto, e un’espressione contrariata le riduce le labbra a una linea sottile.
«Hai pensato che mi piacesse e per questo l’hai ignorato».
«Peggio», mormoro.
«Cosa può esserci di peggio che ignorarlo a causa mia?»
«Ho passato la notte con lui, e poi stamattina me ne sono
andata mentre ancora dormiva, ho chiamato un Uber e mi sono fatta portare a
casa».
«Dimmi che non l’hai fatto», urla, sedendomisi accanto. «Non
ci credo che hai passato la notte con lui».
«Sì. Cioè, abbiamo dormito, ma non siamo andati a letto
insieme».
«È proprio vero che sei sempre la solita brava ragazza»,
sospira con aria delusa.
«Hai detto…». Chiudo gli occhi. Non importa quel che ha
detto: è abituata a dire certe cose. Avrei dovuto saperlo. «L’hai visto tu per
prima». Parole che adesso suonano sciocche anche alle mie orecchie. Dio, ho
rovinato tutto, ho combinato un bel casino e posso solo biasimare me stessa. Ho
lasciato Gareth senza alcuna spiegazione, senza nemmeno un biglietto. Se fossi
in lui, sarei molto incazzata.
«Ehi». Il tono gentile di April e il tocco delicato della
sua mano sulla mia mi riportano alla realtà, e riapro gli occhi. «Andrà tutto
bene».
«Non ne sono così sicura. Se lui… se le parti fossero
invertite, sarei furibonda. Forse non vorrei parlargli mai più».
«Da’ la colpa a me», suggerisce all’improvviso. «Digli che
ti ho chiamata perché avevo bisogno del tuo aiuto, quindi sei dovuta andar via
di fretta e non hai avuto il tempo di spiegargli come stavano le cose».
«L’unico problema è che non ho il suo numero. È un tantino
complicato riuscire a mandargli un messaggio del tipo: “Scusa se sono fuggita
così”».
«Merda». Distoglie lo sguardo e capisco che ha messo in moto
il cervello per trovare una rapida soluzione. «Magari ce l’ha Sage. Possiamo
chiederlo a lui».
Non voglio chiederlo a Sage. Sinceramente preferirei di gran
lunga non dover rispondere a nessun interrogatorio, ma ho forse qualche altra
scelta?
«Okay», concordo.
Tira fuori il cellulare e gli scrive subito un messaggio.
Aspetto e poco dopo sento suonare il telefonino. April sorride raggiante, e io
non so se essere nervosa o eccitata.
«Ecco il suo numero. Prendi il cellulare».
Obbedisco e memorizzo il numero che mi ripete tutta
eccitata. Una volta aggiunto alla lista dei miei contatti, mi sento pervadere
da una leggera sensazione di sollievo.
«E adesso scrivigli».
«Giusto». Mi mordicchio l’interno della guancia mentre
compongo il messaggio. Prima di schiacciare il tasto “Invia”, rileggo tre volte
cosa ho scritto per essere sicura che non ci siano errori di ortografia e che
tutto risulti credibile.
Spero non ti dispiaccia se ho chiesto il tuo numero a Sage. Ti chiedo
scusa per essermene andata mentre dormivi, ma ho ricevuto un messaggio da mia
sorella stamattina e sono dovuta scappare. Volevo ringraziarti per essere stato
così gentile ieri sera ed esserti preso cura di me. December
Un istante dopo appare una
nuvoletta con tre puntini, e subito guardo April. «Sta scrivendo».
«La risposta non si fa attendere
neanche un po’. Buon segno». Sorride.
«Speriamo». Abbozzo anch'io un
timido sorriso.
Poco dopo il cellulare squilla,
abbasso gli occhi sullo schermo ma, appena inizio a leggere il messaggio, il
sorriso svanisce e una specie di macigno mi piomba sul cuore.
Buffo, ero sveglio quando ti sei alzata e so che non hai neppure
guardato il cellulare. Sono contento che tu stia bene, ma non scrivermi più.
Non ho tempo per certi giochetti stupidi da liceali.
«Che c’è?», domanda April,
interpretando l’espressione sul mio viso. Non rispondo, così mi sfila il
cellulare di mano e legge da sola il messaggio. «Oh, merda».
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