AUTORE: Carian Cole
EDITORE: Newton Compton
PUBBLICAZIONE: 17 novembre 2019
GENERE: Contemporary Romance
Non puoi dimenticare il tuo primo amore. Il mio è un musicista
perennemente in viaggio che è riuscito a guardare dritto nella mia
anima. Sono passati quattordici anni ma non ho ancora dimenticato i suoi
occhi, le cose che è riuscito a farmi provare. Ha mandato in frantumi
tutte le mie certezze e i miei preconcetti. Ma mi ha anche spezzato il
cuore. E quando la sua musica l'ha fatto diventare una star, ho
continuato a esultare per lui. Come se fossi ancora la ragazzina
innamorata di allora. Come se le nostre anime non avessero mai smesso di
cercarsi.
Questo romanzo è stato un’altalena di emozioni.
A un certo punto ho avuto la sensazione che mi mancasse l’aria talmente sono
state intense.
Al suo passaggio ha lascia segni indelebili, e prima di intraprendere
un’altra avventura, ho dovuto prendermi del tempo.
Qualsiasi altro libro non era mai all'altezza, ero ancora troppo
coinvolta con esso.
Il bello di questo romanzo e che con la sua brutalità, ma anche con molta
dolcezza, affronta tematiche molto fragili.
Ovviamente il merito è tutto dell’autrice che è riuscita a trattare certi
argomenti con grande delicatezza e cura.
Non è facile voler decidere di scrivere una storia romantica e voler
affrontare certi tipi di problemi, lei invece ne è stata capace ed è stata
fantastica nel farlo senza superficialità.
Si è presa il suo tempo, sapeva cosa voleva scrivere, è l’ha fatto nel
migliore dei modi, senza escamotage o luoghi comuni.
Ha saputo usare le parole giuste, ha saputo creare personaggi perfetti, e
con una storia tanto bella, come lettrice, non è stato difficile perdermi nelle
sue pagine.
Non nego che non ci sono stati dei cliché, ma questa volta l’ho vissuta
più come benedizione che come errore.
Parlo onestamente, talvolta c’è stato bisogno di un pizzicotto per ricordarmi
che era solo un romanzo.
Non è semplice trovare la storia GIUSTA, quindi quando mi ci imbatto
diventa facile riconoscerla.
Ma soprattutto, girata l’ultima pagina, diventa difficile dirgli addio e talvolta
con sé, si porta un pezzetto del mio cuore.
<< Apre la portiera e, appoggiando un braccio al tettuccio, si
sporge all’interno dell’abitacolo. «Hai intenzione di scendere?».
Tolgo le chiavi dal cruscotto, prendo gli snack ed esco
dalla macchina. Lui indietreggia abbastanza da tirarmi a sé e chiudere la
portiera alle mie spalle. Poi mi spinge contro l’auto. Si toglie la sigaretta
dalla bocca tenendola tra l’indice e il pollice e volta la testa di lato per
sputare fuori il fumo.
«Pensavo ti fossi dimenticata di me». Oggi la sua voce è più
profonda e graffiante. Mi chiedo se si stia ammalando o se ha cantato in un bar
fumoso del centro invece che solo suonare.
«Come potrei dimenticarti? Ha piovuto tutta la settimana,
tutto qui».
Avanza fino a che i nostri corpi si toccano. «Forse è
proprio quando voglio vederti di più».
«Quando piove?».
Sposta con esitazione la mano lungo il mio braccio. «Per
quanto ami il rumore della pioggia, le nuvole grigie e il vento, è quello il
momento in cui ho più bisogno di te. Sei il mio raggio di sole». Un sorriso
debole gli curva le labbra. «Mandi via i temporali».
Lo guardo negli occhi e noto per la prima volta un Blue
diverso. Ma sono tanto presa dalle sue parole toccanti e dall’essere
considerata un raggio di sole, che non sento cosa dice.
«E allora farò meglio a trovare l’ombrello», dico con un
sorriso. «E la prossima volta che pioverà, verrò da te».
La sua risposta è un
bacio bollente che per poco non mi fa sciogliere contro la portiera.
«Dai, andiamo dentro».
Il modo in cui lo dice mi fa pensare che in qualche modo sia
entrato nella casa abbandonata ma, seguendolo sul vialetto, vedo che supera
l’ingresso dell’edificio e si dirige verso il cortile sul retro. Mi tiene per
mano mentre attraversiamo il prato bagnato verso il capanno. Una fioca luce
arancione illumina la piccola finestra, quindi immagino abbia la torcia dentro.
La porta è socchiusa e Acorn fa capolino con il muso quando ci sente arrivare.
«Ciao, piccolo», lo saluto quando entriamo e lui inizia ad
agitare la coda e a saltellare sulle zampe anteriori.
«Credo che gli piaccia stare qui», esclama Evan.
In piedi di fianco alla porta mi guardo intorno nello spazio
angusto e scarsamente illuminato. Ho paura che muovendomi finirò dritta in una
ragnatela. Sul pavimento, sotto la finestra, c’è un sacco a pelo e le ciotole
di Acorn dall’altra parte della stanza, accanto alla chitarra di Evan.
«Possiamo sederci sul sacco a pelo». Sposta la torcia dal
centro del locale a uno degli angoli. «O possiamo stare in queste vecchie sedie
da giardino che ho trovato. Devo solo pulirle».
«Uhm…». Mi tormento
il labbro inferiore e cerco di scacciare le fobie che mi paralizzano.
«Cosa c’è che non va?».
Il respiro che trattenevo lascia i polmoni. «Mi fa un po’
paura questo posto».
«Paura? Di cosa?»
«Soprattutto dei
ragni. E dei pipistrelli».
«L’unica cosa che può
farti del male qui, sono io».
Un brivido mi
percorre la schiena. «Lo faresti?», sussurro. «Mi faresti del male?».
Mi fa indietreggiare contro il muro coperto di ragnatele e
allunga le braccia a toccare la parete, ai lati della mia testa,
intrappolandomi.
«Non voglio, ma succederà. E tu me lo permetterai». Sfiora
le mie labbra con le sue. «Il fatto che tu ti stia innamorando di me ci
distruggerà entrambi».
Il cuore mi batte tanto forte che sono certa lo senta contro
il suo petto.
Mi sforzo di chiedergli: «Credi che mi stia innamorando di
te?»
«Perché saresti qui altrimenti?».
Tremo quando mi cinge la vita e preme il suo corpo contro il
mio. Voglio negare la sua affermazione ma la sua bocca cancella le bugie che
stanno per uscire dalla mia. Sono immobilizzata come un esemplare di farfalla
trafitto da uno spillo, allo scoperto senza modo di nascondermi, vulnerabile al
suo vaglio fisico ed emotivo.
«So che mi vuoi,
Piper». Sfiora con dolcezza la curva del mio fianco, poi scende alla tasca
posteriore dei jeans. Mi tocca il sedere, lo palpa con foga, come se dovesse
dimostrare che gli appartengo. «E so che ti stai innamorando di me».
«Blue…». Pronuncio il
suo nome come se quello che ha detto non potesse essere vero.
«Non ti preoccupare, piccola. Credo anche io di essere sul
punto di innamorarmi di te».
Mi solleva dal pavimento con un unico movimento senza
apparente sforzo. Gli cingo la vita con le gambe e gli butto le braccia al
collo tenendolo stretto mentre mi porta dall’altro lato della stanza; lascio la
presa solo quando mi adagia sul sacco a pelo.
«E…». I suoi occhi si scuriscono per un attimo. Mi sembra
quasi di percepire che sia pronto a scappare se mi avvicino troppo. Ha paura.
Forse quanta ne ho io. «…questo mi spaventa da morire».
Si infila tra le mie gambe aperte e abbassa la bocca sulla
mia, baciandomi in quel suo modo folle e disperato, come se ci fosse qualcosa
dentro di me di cui ha bisogno ma che non trova.
Quando non riesco più a respirare, mi scosto. I suoi lunghi
capelli mi sfiorano il viso mentre lo guardo negli occhi. Il sottile sacco a
pelo non offre protezione dal pavimento di legno e mi muovo leggermente sotto
il suo peso mentre rifletto.
«Possiamo essere spaventati insieme», sussurro per
rassicurarlo, cercando di convincere entrambi che andrà tutto bene. In realtà
però, non so se ci sia qualcosa in grado di placare il timore che gli leggo
negli occhi.
Annuisce continuando a guardarmi e mi accarezza lentamente
il labbro inferiore col pollice. Il tremore della sua mano stringe come una
morsa il mio cuore e lo fa esplodere in milioni di piccoli pezzi che sprizzano
amore e protezione nei suoi confronti.
«Sei mai stato innamorato prima?», domando piano. Una donna
l’ha ferito? È per questo che ha lasciato casa sua? L’ha cacciato via lei?
Ci vogliono alcuni istanti prima che risponda e li usa per
sfilarmi i vestiti. Io invece li passo a sperare che la risposta sia no.
Traccia una linea con
un dito sulla mia pancia fino ai seni e i capezzoli si inturgidiscono per quel
tocco leggero e stuzzicante.
«Sì», risponde alla fine, palpandomi i seni con delicatezza
e premendo i palmi contro le punte sensibili. «Irrimediabilmente innamorato».
La gelosia fa capolino come un mostro, distraendomi dalla
bella sensazione delle sue mani calde sul corpo. «Cosa è successo con lei?».
Si sporge in avanti e
mi sfiora i capezzoli con la lingua, il piercing accarezza la mia pelle
desiderosa. Il fresco tocco dei suoi capelli mi avvolge.
...........................................................................................
...........................................................................................
La verità è inaspettata ma ugualmente devastante. >>
Nessun commento:
Posta un commento