1.HOT STUFF, 20 gennaio 2019...(Recensione)
2.HOT WEDDING, 12 gennaio 2020
AUTORE: Ava Lohan
EDITORE: Self- Publishing
GENERE: Sport, Romance
Mi chiamo Samara Stone.
E tra poche ore diventerò la moglie della stella del basket.
Perché Malcolm Hill è il mio temporale e ora sta per diventare anche mio marito.
Malcolm e io stiamo per sposarci.
O almeno dovremmo.
La verità è che non sono tanto sicura che Malcolm si presenterà al nostro matrimonio.
E
non perché lui è Hot Stuff e continua ad avere i riflettori puntati
addosso e orde di fan che vorrebbero farselo, ma a causa mia.
Perché, a poche ore dal nostro matrimonio, ho combinato un gran casino.
Finalmente sto iniziando a recuperare un
po' di serie in sospese, e oggi ritorno parlandovi di Samara e Malcom, protagonisti di “HOT STUFF”.
Continuo a ritenere che l’ingrediente magico di questa serie è Malcom, un metro e novanta di pura sensualità,
arroganza e stronzaggine, e il fatto che questo suo tratto distintivo non sia
mai cambiato, è un punto a suo favore.
Purtroppo, non mi è piaciuto per niente la protagonista, Samara, che è stata
completamente banale e insignificante.
Soprattutto in questo secondo capitolo, dove la sua immaturità ha preso il
sopravvento, è stata completamente sminuita dal
protagonista maschile.
Inoltre, ok la passione, ma a tutto c’è un limite.
Non capisco perché l’autrice ha voluto concentrarsi principalmente al sesso,
dedicandogli pagine intere, e trascurando invece la trama.
C’erano momenti in cui i protagonisti avevano bisogno di parlare, confrontarsi,
invece si scambiavano una sola parola e passavano a fare sesso, come se questo fosse la soluzione
di tutti i problemi, no non ci siamo.
Mi aspettavo qualcosa di meglio è meno mediocre.
Anche il modo con cui ha voluto concludere il romanzo, non mi ha soddisfatto.
Un finale con un grosso punto di domanda.
Attendiamo e vediamo, al momento mi viene in mente solo una parola, NO.
"-Faccio un salto all’indietro e strillo terrorizzata. «Mi hai
spaventata, che cavolo ci fai qui fuori?» gracchio con un’espressione che
sicuramente grida “panico allo stato puro”.
Lui non fa una piega
e non dice una dannata sillaba. Se ne sta a braccia conserte sul suo abito
elegante che lo rende più pazzesco che mai a godersi il mio disagio mentre
aspetta che metta piede fuori.
Lo faccio, perché non ho scelta, con le dannate gambe che
tremano quanto il resto di me e ringrazio mentalmente di indossare un vestito
lungo privo di tacchi vertiginosi o sarei già cascata a terra camminando verso
di lui. Lo zaino sembra pieno di cemento, tanto pesa ciò che contiene. «Adesso
dobbiamo andare» rimarco l’ovvio. E, siccome fatico a sostenere l’intensità del
suo sguardo spettacolare, scocco un’occhiata alla parete alle sue spalle. Dove
una bella donna dai capelli castani sorride in una foto appesa al muro. «Lei
potrebbe arrivare da un momento all’altro.» Sono tesa mentre lo affermo, perché
potrebbe accadere davvero. Non lo dico soltanto perché voglio distrarlo da me,
anche se mi riesce. Malcolm rivolge lo sguardo al muro, soltanto un secondo. Il
tempo di capire di che accidenti parlo, per poi inchiodarmi nuovamente. E
stavolta non soltanto con i suoi occhi ipnotici. Mi afferra per un braccio e mi
attira a sé con una presa energica, prima che possa avvicinarmi alle scale.
Finisco dritta contro il suo petto solido. E non riesco a fare a meno di chiudere
gli occhi per un attimo e respirare il suo profumo seducente mentre mi sfiora
la treccia. «Potrebbe arrivare» ribadisco con un tono acuto, incapace di
staccarmi da lui e di godermi in pieno il nostro contatto.
Malcolm potrebbe rubarmi lo zainetto.
Ecco perché non riesco a rilassarmi.
La sua mano tatuata è ancora tra i miei capelli e i
fiorellini bianchi che li adornano, mentre quella con la fede sta sfiorando il
pizzo delle mie mezze maniche. Ma per quanto resisterà alla tentazione di
sfilarmi lo zaino per controllarne l’interno?
Deglutisco. Lui ride
di gusto. Una risata sensuale che amo, e che nonostante il nervosismo mi arriva
dritta alle mutandine. «Questa cosa ti terrorizza un sacco, a quanto pare» mi
sfotte, guadagnandosi un’occhiataccia. «Hai paura che qualcuno possa beccarti,
Sam?» È la sua espressione di colpo seria a mettermi la pelle d’oca. Perché non
sono per niente certa che Malcolm si riferisca alla donna della foto. Potrebbe
avercela benissimo con la mia fifa che sbirci nel mio zaino. Fa un sorriso
scaltro che rafforza questa mia convinzione e fingo di pensare che lui si
rivolga esclusivamente alla casa. «A te non preoccupa nemmeno un po’ l’idea di
finire in manette per violazione di proprietà privata?» «Non accadrà,
rilassati, ragazzina» ribatte sicuro. «Questa casa è del mio coach, e quella
donna è la sua ex moglie. Si è trasferita a Cleveland da prima del loro
divorzio» mi rivela lo stronzo che fino a pochi istanti fa mi ha fatto credere
avessimo occupato una casa abitata. Mi stacco da lui e lo fisso come se volessi
farlo fuori mentre mi regala una delle sue smorfie da perderci la testa. «Coach
Kramer stava più con i Thunderstorms che con lei e questo ha mandato all’aria
il suo matrimonio.
Quando si sono
separati è venuto qui poche volte, ha sempre preferito rimanere in città per
seguire costantemente la squadra. Però ci ha mandato me in un paio di
occasioni» continua a dire sorprendendomi. «Dopo alcune delle mie cazzate, sai»
mi spiega, apparendo improvvisamente nervoso, «un mese circa di reclusione
quando non c’erano trasferte per provare a tenermi lontano dalle mie abitudini
che non approvava. Non c’è riuscito mai davvero, fino a che non mi ha spedito a
Providence. Non era facile resistere alle pressioni del gioco, delle partite e
dei media senza combinare puttanate. Non lo è mai» ammette attirandomi di nuovo
a sé. «Ma con te è tutto migliore. Tu mi
rendi migliore. Sei la sola droga che voglio assumere e l’unica cazzata che
voglio fare per il resto della mia vita.»
Okay. Potrei dire tante cose. Come che non sono tanto
convinta che definirmi “una cazzata” equivalga a un vero complimento oppure
potrei insultarlo per avermi fatta vivere nel terrore fin dal nostro ingresso
qui dentro, potrei persino tirargli un calcio per aver architettato tutto dal
principio, quando aveva già un piano sulla destinazione della nostra fuga
romantica, o magari ancora esultare perché mi ha detto che lo rendo migliore,
ma tutto ciò che faccio è stringerlo forte e allacciare le braccia attorno al
suo collo e baciare ogni parte della sua pelle che le mie labbra riescono a
raggiungere. Forse andare a Providence non è stata solamente la decisione
migliore della mia vita, ma anche quella che il suo allenatore ha preso per
lui. «Ti amo.»
Mi aspetto che Malcolm mi dica la stessa cosa.
Conto i secondi in attesa che lo faccia.
Invece mi prende il viso tra le mani per fissarmi con
un’intensità tale che il mio cuore fa una capriola. «Se hai in mente di fare
qualche cazzata che non so io voglio saperlo.» Suona come un avvertimento e mi
dà i brividi."-"
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