0.5 THE PARTY, 14 febbraio 2020
1. LA MIA STORIA SBAGLIATA CON IL RAGAZZO GIUSTO, 8 novembre 2019...(Recensione)
2. SEI TUTTO CIO' CHE VOGLIO, 1 aprile 2020
2.1 Aidan's 7th Ring of Hell
2.2 Guess Who's Hopping down the Bunny Trail
2.3 Halloween with the Fitzgeralds
3. The Pairing
3.5 The Pradicament
4. The Plan
AUTORE: Katie Ashley
SERIE: The Proposition
EDITORE: Newton Compton
GENERE: Contemporary Romance
Nelle settimane successive al tradimento di Aidan, Emma ha fatto del suo
meglio per andare avanti. Sta ignorando i suoi innumerevoli messaggi e
non è sicura di volergli dare l'occasione di riconquistarla. Ma Aidan
non si arrenderà senza combattere, soprattutto finché Emma non ascolterà
quello che lui ha da dirle. Quando il travaglio prematuro costringe
Emma a un rigoroso riposo a letto per due settimane, Aidan si fa avanti
con una proposta sconvolgente: per dimostrare il suo amore si congederà
dal lavoro e si prenderà cura di lei giorno e notte. Nonostante cerchi
di proteggersi da una nuova delusione, Emma è colpita dalla tenerezza di
Aidan. Ma il destino ha in mente qualche altro scherzo e, questa volta,
Emma dovrà decidere una volta per tutte se il suo cuore appartiene
ancora all'uomo che l'ha spezzato.
Smaniavo per
l’uscita di questo romanzo.
La
conclusione della storia d’amore tra Aiden ed Emma mi aveva lasciato al quanto
sconvolta. Purtroppo, però, l’attesa non è stata ripagata come speravo.
Il legame
che lega i protagonisti di certo non è dovuto a un sentimento genuino, almeno
inizialmente.
Lui si offre
di aiutare Emma a diventare madre in cambio che il concepimento venga fatto
naturalmente, quindi se quello che era iniziato come un accordo si è poi
trasformato in sentimento, non ne sono rimasta tanto colpita.
Certo, come
ho detto inizialmente, il modo in cui Aiden, spaventato dei suoi stessi
sentimenti, abbia distrutto il legame con Emma, è stato al quanto scioccante.
Tuttavia,
quello che non mi è piaciuto è come si è evoluta la trama.
Il libro è
iniziato abbastanza bene, gran parte della prima metà si concentra sui Aiden
che tenta di redimersi dai suoi errori per riconquistare Emma, e quest’ultima,
nonostante i suoi sentimenti, glia ha dato filo da torcere.
Abbiamo una
grande crescita di maturità da parte di Aiden, da cucciolo spaventato, si trasforma
in un uomo con la U maiuscolo.
Tuttavia,
gli ultimi capitoli i dialoghi sono diventati quasi inesistenti.
Ho avuto la
sensazione che l’autrice, rimasta senza idee, ha voluto a tutti costi
prolungare la storia concentrandosi principalmente sulla vita sessuale dei
protagonisti.
Infatti, gli
ultimi capitolo sono stati ripetitivi.
Mi è
dispiaciuto molto perché il potenziale c’era.
Attendo i
prossimi e spero di ritrovare il coinvolgimento che sfortunatamente ho
smarrito.
Qualcuno la stava scuotendo… Aidan la stava scuotendo.
«Em, svegliati».
Emma sbatté le palpebre e quando aprì gli occhi si trovò
davanti il viso preoccupato di lui. «Che succede?».
La mano di Aidan lasciò la spalla per accarezzarle la
guancia. «Stavi gemendo. Devi aver avuto un incubo, o qualcosa del genere».
«No, stavo per venire»,
borbottò lei assonnata.
«Prego?».
Di colpo Emma fu completamente sveglia, e sollevò di scatto
le mani per coprirsi il viso che sentiva bruciare per la mortificazione.
«Oddio».
Aidan, accanto a lei, ridacchiò soddisfatto. «Ah,
ragazzaccia. Gemevi perché stavi facendo un sogno erotico?».
Ignorandolo, Emma si
voltò su un fianco, sprimacciò il cuscino e si lasciò ricadere all’indietro.
«Aspetta un momento… quando hai detto “Fai piano, Aidan”,
non era perché ti stavo scuotendo per svegliarti, vero?»
«Ora voglio rimettermi a dormire».
Lui le diede una pacca amichevole sulla spalla. «Ah,
andiamo, Emma, ammettilo. Stavi sognando di fare sesso con me». La sua voce
tradiva il piacere che provava. «Devo essere stato bravo, se stavi per venire».
Lei sbuffò esasperata. «Mi sorprende che tu mi chieda una
cosa del genere. Non sei sempre convinto di essere straordinario?».
La mano di Aidan scivolò intorno alle sue spalle per
attirarla a sé. Con il braccio di lui puntellato sul cuscino di fianco alla sua
testa, Emma era bloccata contro di lui ed era costretta a guardarlo. «Tu sei
l’unica donna al mondo con cui voglio essere straordinario a letto, o a cui
voglio provocare orgasmi multipli e sconvolgenti». Scosse la testa. «E a
nessun’altra, lo giuro».
Lei lo guardò negli occhi e passò il dorso della mano sulla
sua guancia sulla ricrescita della barba. «Devi raderti», mormorò.
Aidan aggrottò le
sopracciglia.
«Non vuoi che la lasci crescere? Magari un pizzetto o una
bella barba?» «No, mi piace così com’è».
«Allora mi farò la barba. Per te».
Sopraffatta da un desiderio bruciante, e tutt’ora confusa
per il suo sogno, Emma si sollevò leggermente per baciarlo sulle labbra. Aidan
si bloccò immediatamente e a Emma sembrò di baciare una statua di marmo, ma
quando dischiuse la bocca per sfiorargli le labbra con la lingua, lui cominciò
a sciogliersi. La mano che gli accarezzava la guancia scivolò tra i suoi
capelli, ed Emma fece scorrere le dita tra le ciocche morbide, aggrappandosi e
tirandole mentre gli mordeva leggermente il labbro.
Lui si lasciò sfuggire un gemito rauco e fece scivolare la
lingua tra le sue labbra. Dio, quanto le era mancata la sensazione della sua
bocca sulla sua, della sua lingua tentatrice intrecciata alla sua. Emma si
sentì bagnare dal desiderio, e capì che non l’aveva mai voluto tanto
intensamente.
Aidan fece scivolare la mano dalla spalla al seno,
massaggiando e stringendo la pelle sensibile attraverso la camicia da notte.
Emma aprì le gambe per accoglierlo.
Quando lui cominciò a sollevarle l’orlo della camicia da
notte, Emma spalancò gli occhi, di colpo consapevole della realtà.
«Aspetta, Aidan, no!».
Lui sollevò la testa dall’incavo del collo per guardarla
negli occhi con uno sguardo appannato, esaltato dal desiderio. «Ti prego, dimmi
che non è perché non vuoi, dimmi che è solo perché ci siamo ricordati che il
dottore ha detto di non farlo».
Emma annuì. «Non devo avere un orgasmo, perché può provocare
delle contrazioni».
Lui la guardò con un sorrisetto ironico. «Allora ho fatto
bene a svegliarti dal tuo sogno erotico, eh?».
Emma abbozzò una risatina e arrossì. «Credo di sì». Mentre
lui si sollevava dal suo corpo, disse: «Mi dispiace».
«Non devi. Ci siamo lasciati trasportare». Le sorrise e si
raggomitolò contro di lei. «E poi, fisicamente, potrà anche non essere
altrettanto gratificante limitarmi a stringerti tra le braccia tutta la notte,
ma nulla al mondo mi farebbe più piacere».
Emma sbuffò. «Perché devi dire cose del genere?»
«Che cosa?».
Lei chinò lo sguardo.
«Continui a dire e a fare tutte queste cose sorprendenti. Mi confondono».
«Vuoi che faccia il figlio di puttana per caso?»
«No, certo che no».
«Ah, ora ho capito. Tu vorresti che io fossi il vecchio
Aidan egocentrico, così per te sarebbe più facile ignorare quello che provi per
me».
«Non ho detto questo».
«Ma non vuoi che io cambi?»
«Mi sono innamorata del vecchio Aidan, no?».
Lui brontolò per la frustrazione. «Ma non vuoi che io sia un
uomo migliore per te e per Noah?»
«Certo che sì».
«Allora lasciami dire e fare quello che voglio».
«Va bene».
Per un po’ rimasero distesi in silenzio. «Non mi perdonerai
mai, vero», le chiese Aidan.
«Un momento, e questo che significa?».
Lui si sollevò nel letto per mettersi a sedere. «Tutto
quello che ho fatto per te in questi ultimi otto giorni, tutto quello che ho
detto, tutte le volte che mi sono scusato cercando di fare ammenda… non
significano un cavolo per te, vero?»
«No che non è vero», ribatté Emma.
«Certo che sì, è ovvio. Se fossi stata veramente interessata
alla possibilità di tornare insieme, non avresti lasciato che Pesh venisse,
neanche come medico. Gli avresti già detto che vuoi stare con me».
«Ho detto che, se ti disturbava tanto, avrei chiesto a Pesh
di non venire, e che comunque sarei stata felice se tu fossi rimasto. È casa
tua, per amor del cielo, potevi rimanere e vedere con i tuoi occhi che non è
successo nulla di romantico tra Pesh e me, ma tu hai preferito andartene».
«Così ora cerchi di dimostrare che io me ne sono andato
perché in realtà non m’importava se Pesh avrebbe cercato di provarci».
«No, non è
assolutamente così».
«Di nuovo è tutta colpa mia, vero?».
Emma si strofinò le
tempie. «Per favore, non potremmo smettere di discutere? Sono stanca».
«Già, be’, lo sono anch’io». Aidan gettò da parte le coperte
e saltò giù dal letto. Lei non si diede la pena di chiedergli dove stesse
andando; lo scalpiccio dei suoi piedi sulle scale le diceva tutto quello che le
serviva sapere.
Si asciugò le lacrime dagli occhi con le mani strette a
pugno. Accidenti, perché non sapeva cosa fosse meglio fare? Perché non riusciva
a capire se aveva bisogno di stare con Aidan, oppure se doveva dirgli addio?
Perché aveva sempre l’impressione che le emozioni che provava fossero
altalenanti?
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