domenica 3 maggio 2020

RUSH (1.STONE KINGS MOTORCYCLE CLUB) DI DAPHNE LOVELING

STONE KINGS MOTORCYCLE CLUB
1.RUSH, 9 aprile 2020
2.Crash
3.Ride
4.Stand

AUTORE: Daphne Loveling
SERIE: 1# Stone Kings Motorcycle Club
EDITORE: Queen Edizioni
GENERE: Contemporary MC Romance


Seton
Non riesco a smettere di desiderare un assassino. Greyson Stone è il presidente della Stone Kings MC, il club di motociclisti di Lupine, e so che mi porterà soltanto guai. È rude e pieno di tatuaggi, trasuda pericolo da tutti i pori. È quel tipo di uomo arrogante e sicuro di sé che dovrebbe farmi scappare a gambe levate… Invece, non riesco a smettere di fantasticare su di lui. Anche se so che è un criminale. Anche se è stato un uomo come lui a uccidere mio padre. Anche se la mia vita, ora, è nelle sue mani. 


Greyson
Come presidente della Stone Kings ho poche regole: sali in sella o muori; meglio la morte del disonore; il club viene prima di qualsiasi donna. O almeno, questo era quello che pensavo. Poi ho incontrato lei. Grandi occhi verdi, curve da infarto, e quella bocca... Nel momento stesso in cui l’ho vista, ho desiderato farla mia. Anche se so che, quando scoprirà chi sono, mi odierà per sempre. Lei è la ragazza che non sono mai riuscito a dimenticare. La donna a cui sto per spezzare il cuore ancora una volta. 



Oggi ho il piacere di presentarvi una nuova Autrice, Daphne Loveling, che fa il suo esodio in Italia con una nuova serie di Biker.
Non c’è bisogno di ripetermi su quanto amo questi generi, quindi era ovvio che sarebbe slittato al primo posto delle mie prossime letture.
Come prima impressione però, non sono soddisfatta.
Come del resto oramai è diventata una moda, anche lei, ha voluto cavalcare l’onda del sesso solo sesso, facendo diventare un romanzo con grande potenziale, in qualcosa di banale e scontato.
Qualche tempo fa una mia amica mi ha chiesto: perché continui a leggere questi generi visto che non ti piace quando si parla di sesso?
Io amo il sesso, romantico, dolce, selvaggio, aggressivo, ma il confine tra erotico e squallido è molto sottile.
Inoltre, come del resto credo di averlo ripetuto molte volte, il sesso deve fare da contorno, abbellire una storia, no essere cuore pulsante del romanzo.
Prendiamo esempio questo caso, sin dall'inizio il Club Stone Kings ha subito la perdita di un fratello, il migliore amico di Grey, come è successo? Perché Grey si sente tanto in colpa? Boh, non ci viene detto nulla.
Ho trovato tante idee buttate li a caso senza dargli un filo logico, una serie di colpi di scena gestiti in malo modo, però, ogni singolo pensiero sconcio e perverso dei protagonisti, viene descritto dettagliatamente, occupando pagine intere.
Ora ditemi nella frase: “ voglio che mi riempi tutta del tuo seme”, o qualcosa di simile, cosa c’è di tanto erotico ed eccitante??? Daiiiii…….
Diamine, nemmeno in cinquanta sfumature ho trovato frasi del genere.
E poi, basta protagoniste ingenuotte, delicate, che diventano disinibite, stop, del resto, nessun protagonista, principali e non, sono stati in grado di differenziarsi.
Forse sono stata un po' cattivella, ma come inizio non ci siamo proprio.


Qualunque fosse stata la sua reazione nel vedermi, l’aveva nascosta rapidamente. Camminò verso di me e si fermò a un paio di metri con uno sguardo di sfida. Si appoggiò alla sua macchina e mi guardò.
 «Ti sei perso?» chiese con un sorrisetto.
«No, non mi sono perso.» Aspirai dalla sigaretta. «So esattamente dove mi trovo.»
«Perché la tua moto è in questo parcheggio? Questa è proprietà privata», rispose.
Capii a che gioco stava giocando, ora. Decisi di giocare anch’io.
«Tuo fratello ha lasciato la tua macchina in un altro parcheggio?»
Rise davvero divertita. Il suono mi colse di sorpresa; era sincero, vivace e libero. Dopo la tensione del nostro primo incontro, ascoltarla ridere in quel modo mi sembrò molto intimo, come se stessi sbirciando una parte di lei che non mostrava a tutti. La cosa fece sussultare il mio cazzo.
Mi fece desiderare di ascoltarla ancora.
«No», rispose, una volta che si fu affievolita la risata. «Io lavoro qui. Vedi?» Indicò il logo del cactus sulla maglietta che indossava, un gesto che mi diede solo una scusa per guardare le sue tette dannatamente perfette. Cosa che feci. Per un po’.
«Ehi, cavernicolo. Io sono quassù.»
Risalii lentamente con lo sguardo verso il suo viso. «Sei tu quella che mi ha chiesto di guardarti il seno. Ti stavo solo assecondando», puntualizzai.
La sua bocca si aprì leggermente per la sorpresa e poi la vidi arrossire. «Non è vero!» protestò, alzando leggermente la voce. Il suo respiro accelerò un po’. Stava lì in piedi, con gli occhi fiammeggianti per l’irritazione. C’era qualcosa in lei che mi faceva venire voglia di farla innervosire ancora.
Una ciocca di capelli le era caduta sul viso e se la soffiò via frustrata. «Dunque, perché sei qui, a ogni modo? Il tuo scopo è solo quello di scovarmi per farmi innervosire?»
Sogghignai. «Non ho dovuto scovarti. La tua macchina si nota molto.» Feci un cenno verso l’ammaccatura sul fianco.
 «Quindi ti aspetti che io creda che hai semplicemente notato la mia auto qui, e hai deciso di fermarti per fare una chiacchierata?»
«Forse», dissi. «È così difficile da credere?»
Alzò gli occhi al cielo, esasperata. «L’ultima volta che ti ho visto mi hai detto di andarmene dalla tua proprietà.»
Mi misi in piedi e camminai verso di lei, fino a trovarmi abbastanza vicino da vedere il rossore della sua pelle. «Non ti ho detto di andartene dalla mia proprietà», precisai, facendomi più vicino fin quasi a schiacciarmi contro di lei. «Ti ho detto che dovresti fare attenzione, quando ti trovi in una parte della città che non conosci.»
 Sollevò lo sguardo su me con espressione ribelle. «Ma davvero?» sussurrò. «Sì. Davvero», confermai.
Si morse il labbro inferiore con un certo nervosismo, e il mio cazzo scattò contro la cerniera dei pantaloni. Ce l’avevo così duro che a stento riuscivo a stare in piedi. Il suo seno si alzava e si riabbassava rapidamente e, per un attimo, chiuse gli occhi. Potevo dire di essere irritato da lei tanto quanto lei lo era da me.
«Un minuto prima pensi di essere al sicuro, e quello dopo… sei nei guai.»
 Mi chinai per avvicinarmi, la mia bocca era a pochi centimetri dalla sua e le sue labbra si socchiusero istintivamente. Sogghignai e lei si ritrasse imbarazzata.
 «Ammettilo, piccola», dissi. «Sei nei guai.»
 Inalò bruscamente, pronta per protestare e dire che erano tutte cazzate, ma io non ce la facevo più. Le mie labbra si premettero sulle sue, e le afferrai i capelli, spingendola contro la macchina. Gemette nella mia bocca, aprendo le labbra, mentre la mia lingua si impossessava della sua. Mi afferrò le braccia e mi attirò a sé, ricambiando il bacio.
Finalmente la stavo baciando, finalmente la stavo toccando, dopo averci pensato per giorni ed essere quasi impazzito per il bisogno. Spinsi la mia erezione contro di lei e allungai le mani per afferrarle il sedere. La sollevai leggermente per farla aderire contro di me, facendo incontrare la sua morbidezza e la durezza del mio bisogno. A quel contatto le scappò un mugolio acuto e spinse le labbra contro le mie, perdendo il controllo.
Si staccò da me, gettando la testa indietro e ansimando: «Oh… Dio…»
«Vedi in che genere di pericoli potresti imbatterti?» le mormorai all’orecchio, e la sentii rabbrividire in risposta. «Devi fare attenzione quando parli con gli estranei.»
«Nome», ansimò.
«Cosa?» gemetti.
 «Non conosco il tuo nome», disse senza fiato.
«Greyson Stone», borbottai.
Si allontanò un po’ da me e mi guardò. Si morse il labbro, scuotendo la testa, e mi fece un sorriso lento e seducente.
«Ecco», mormorò. «Ora non siamo sconosciuti.»
Risi e le nostre bocche si incontrarono di nuovo in un bacio ruvido e disperato. Feci scorrere una mano fino alla parte bassa della sua schiena, per tenerla stretta contro di me. Lei mi cinse il collo con le braccia, premendo la sua bocca contro la mia, e sentii il suo seno che si alzava e si abbassava, mentre il suo respiro si faceva più rapido e pesante. Pensai di spingerla dentro la macchina e scoparla proprio lì, ma per qualche motivo con lei volevo prendermi del tempo. Per questo feci scivolare l’altra mano tra di noi e le sbottonai i pantaloncini.>


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