giovedì 28 maggio 2020

SEI IN OGNI MIO ATTIMO (8# UNTIL HER/ HIM) DI AURORA ROSE REYNOLDS

UNTIL HER/HIM   
1. UN INCONTRO INASPETTATO, 13 marzo 2019...Recensione 
2. NON POSSO FIDARMI DI TE, 5 marzo 2019... Recensione 
3. IL SEGRETO DEL NOSTRO AMORE, 26 marzo 2019...Recensione 
4. UNA NOTTE PER TUTTA LA VITA, 24 aprile 2019...Recensione
5. LA NOSTRA SECONDA POSSIBILITÀ, 14 maggio 2019...Recensione 
6. E' INIZIATO TUTTO CON TE, 17 gennaio 2020...Recensione
7. IL MIO CUORE APPARTIENE A TE, 28 febbraio 2020...Recensione
8. SEI IN OGNI MIO ATTIMO, 15 aprile 2020
AUTORE: Aurora Rose Reynolds
EDITORE: Newton Compton
GENERE: Contemporary, Romance


A Gareth Black è bastato un incontro di sguardi durante un sfarzoso matrimonio, per rimanere folgorato da December Mayson. Lei è di gran lunga la donna più bella che abbia mai visto e la sua intelligenza, il suo umorismo e la sua ironia convincono Gareth che è quella giusta per lui.
Anche December ha percepito una connessione immediata con l'affascinante sconosciuto che le si è avvicinato, ma è preoccupata di correre troppo: può fidarsi del proprio istinto?

Arriviamo all'ennesimo componente della famiglia Mayson.
Devo dire che confronto alle precedenti recensioni oggi sarò più gentile.
Siccome mi sono trovata bene con il metodo elenco, voglio utilizzarlo anche sta volta.

1- Finalmente la Reynolds si allontana dai protagonisti prepotenti e arroganti, e ci presenta Gareth, un padre single che fa mille lavori, e che cerca di prendersi cura dei suoi figli come meglio può.
Sulla sua virilità nulla da dire, ma è anche molto dolce e divertente.
Da sempre lotta con la sua Ex, che ogni tanto irrompe nella sua vita e in quella dei bambini, illudendoli, per poi sparire con altrettanta rapidità.
Ha paura di cercare l’amore, e diffidente con il gentil sesso.
2- La storia è stata interessante anche grazie alla comparsa di questi bambini dolci e con grande intelligenza.
Bambini che soffrono per la mancanza di una figura femminile, che sono costretti ad ammettere a sé stessi, nonostante la giovane età, che la madre non li ama come dovrebbe.
Questo davvero mi ha toccato molto, la sensibilità di questi bambini mi ha conquistato.
3- Quando la sfortuna ha toccato la famiglia Mayson, December non era presente.
Difatti, questa volta non abbiamo nessuna aggressione né rapimento.
Bella variante no?
4- La loro frequentazione è stata graduale, si conoscono, hanno un appuntamento, December cerca di farsi accettare dai figli di Gareth, e così via all’epilogo.
Non ho trovato situazioni assurde come nei precedenti.
5- Il fatto che la Reynolds si è concentrato più sul lato romantico ed ha evitando di dare alla trama quel pizzico di adrenalina, che per me centra ben poco, ha fatto sì che il mio coinvolgimento è stato totalizzante.

Insomma, questo mi fa capire che la Reynolds sa creare trame interessanti se vuole.
Spero che “SEI IN OGNI MIO ATTIMO” è la strada definitiva che vuole percorrere la Reynolds per i prossimi romanzi.
Se è così forse il nostro rapporto è salvo.
«E così ieri sera sei andata via con Gareth».
Cazzo, lo sa. Stringo così forte la tazza di caffè che i cubetti di ghiaccio tintinnano. Era ovvio che lo sapesse. L’ho detto allo zio Trevor, e lui naturalmente l’ha informata. «Ehm…».
«Ti prego, dimmi che hai il suo numero», dice, poi beve un lungo sorso del suo caffè con ghiaccio.
Sono sbalordita, pensa che avrei dovuto chiederglielo per lei? Ma che cavolo le salta in testa? «Perché avrei dovuto chiedergli il numero?». Cerco di controllarmi, ma mi rendo conto che dal tono di voce si percepisce la mia irritazione.
«Uh, perché era molto preso da te».
«Cosa?»
«Non ti ha tolto gli occhi di dosso per tutta la serata. Sul serio, se la regina d’Inghilterra si fosse messa a ballare un jive sulla pista da ballo, lui non l’avrebbe degnata neppure di uno sguardo».
«Cosa?», ripeto, piuttosto scettica. Non credo che Gareth fosse così tanto interessato a me. Inoltre, mi sembra impossibile che sia proprio lei a dirmi che avrei dovuto provarci, visto che ieri sera lo voleva per sé.
«Era palese che fosse interessato a te». Scrolla le spalle.
Apro la bocca, ma la richiudo subito, poi dico di getto: «Tu hai detto che lo vole…».
Agita una mano tra noi per interrompermi. «È sexy. Qualunque donna lo vorrebbe. Riconosco che è affascinante, ma non è il mio tipo, e di sicuro non è interessato a me».
«Io…».
«Allora, hai il suo numero?», mi interrompe di nuovo, e io scuoto la testa. Non ce l’ho. E oltretutto, solo qualche ora fa, sono sgattaiolata via da casa sua, senza dargli spiegazioni, mentre ancora dormiva. «Si è offerto di dartelo?». Mi guarda accigliata.
«Ho pensato che ti piacesse». Dio, sono un’idiota. Sono scappata dal suo letto, da casa sua, senza una parola, per rispettare una stupida regola che io e le mie sorelle ci siamo date prima ancora di avere il permesso di depilarci le gambe. Ma cosa diavolo mi ha detto il cervello?
Colgo nel suo sguardo il momento esatto in cui capisce tutto, e un’espressione contrariata le riduce le labbra a una linea sottile. «Hai pensato che mi piacesse e per questo l’hai ignorato».
«Peggio», mormoro.
«Cosa può esserci di peggio che ignorarlo a causa mia?»
«Ho passato la notte con lui, e poi stamattina me ne sono andata mentre ancora dormiva, ho chiamato un Uber e mi sono fatta portare a casa».
«Dimmi che non l’hai fatto», urla, sedendomisi accanto. «Non ci credo che hai passato la notte con lui».
«Sì. Cioè, abbiamo dormito, ma non siamo andati a letto insieme».
«È proprio vero che sei sempre la solita brava ragazza», sospira con aria delusa.
«Hai detto…». Chiudo gli occhi. Non importa quel che ha detto: è abituata a dire certe cose. Avrei dovuto saperlo. «L’hai visto tu per prima». Parole che adesso suonano sciocche anche alle mie orecchie. Dio, ho rovinato tutto, ho combinato un bel casino e posso solo biasimare me stessa. Ho lasciato Gareth senza alcuna spiegazione, senza nemmeno un biglietto. Se fossi in lui, sarei molto incazzata.
«Ehi». Il tono gentile di April e il tocco delicato della sua mano sulla mia mi riportano alla realtà, e riapro gli occhi. «Andrà tutto bene».
«Non ne sono così sicura. Se lui… se le parti fossero invertite, sarei furibonda. Forse non vorrei parlargli mai più».
«Da’ la colpa a me», suggerisce all’improvviso. «Digli che ti ho chiamata perché avevo bisogno del tuo aiuto, quindi sei dovuta andar via di fretta e non hai avuto il tempo di spiegargli come stavano le cose».
«L’unico problema è che non ho il suo numero. È un tantino complicato riuscire a mandargli un messaggio del tipo: “Scusa se sono fuggita così”».
«Merda». Distoglie lo sguardo e capisco che ha messo in moto il cervello per trovare una rapida soluzione. «Magari ce l’ha Sage. Possiamo chiederlo a lui».
Non voglio chiederlo a Sage. Sinceramente preferirei di gran lunga non dover rispondere a nessun interrogatorio, ma ho forse qualche altra scelta?
«Okay», concordo.
Tira fuori il cellulare e gli scrive subito un messaggio. Aspetto e poco dopo sento suonare il telefonino. April sorride raggiante, e io non so se essere nervosa o eccitata.
«Ecco il suo numero. Prendi il cellulare».
Obbedisco e memorizzo il numero che mi ripete tutta eccitata. Una volta aggiunto alla lista dei miei contatti, mi sento pervadere da una leggera sensazione di sollievo.
«E adesso scrivigli».
«Giusto». Mi mordicchio l’interno della guancia mentre compongo il messaggio. Prima di schiacciare il tasto “Invia”, rileggo tre volte cosa ho scritto per essere sicura che non ci siano errori di ortografia e che tutto risulti credibile.

Spero non ti dispiaccia se ho chiesto il tuo numero a Sage. Ti chiedo scusa per essermene andata mentre dormivi, ma ho ricevuto un messaggio da mia sorella stamattina e sono dovuta scappare. Volevo ringraziarti per essere stato così gentile ieri sera ed esserti preso cura di me. December

Un istante dopo appare una nuvoletta con tre puntini, e subito guardo April. «Sta scrivendo».
«La risposta non si fa attendere neanche un po’. Buon segno». Sorride.
«Speriamo». Abbozzo anch'io un timido sorriso.
Poco dopo il cellulare squilla, abbasso gli occhi sullo schermo ma, appena inizio a leggere il messaggio, il sorriso svanisce e una specie di macigno mi piomba sul cuore.

Buffo, ero sveglio quando ti sei alzata e so che non hai neppure guardato il cellulare. Sono contento che tu stia bene, ma non scrivermi più. Non ho tempo per certi giochetti stupidi da liceali.


«Che c’è?», domanda April, interpretando l’espressione sul mio viso. Non rispondo, così mi sfila il cellulare di mano e legge da sola il messaggio. «Oh, merda».


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