venerdì 24 aprile 2020

THE GAME OF LIFE DI LORELLA DIAMANTE

TITOLO: The Game of Life
AUTORE: Lorella Diamante
EDITORE: Self-Publishing
PUBBLICAZIONE: 16 gennaio 2020
GENERE: Sport, Romance



Credete nel destino?

Io sì, ma non pensavo fosse una donna.
Sono un giocatore di football americano.
Lei è un affascinante mistero.
Sono un predestinato.
Per lei sono solo un ragazzino viziato.
Sono un campione.
Per lei non sono nessuno.
Lei mi sfida.
Io non riesco mai a vincere.
Lei mi confonde anche solo con lo sguardo.
Io non so resistere.
Lei è la mia ossessione.
Io sembro essere solo un gioco per lei.
Lei è la tempesta che cambierà per sempre la mia vita.
Io sono l’uragano che le restituirà la sua.
Questa è la partita che siamo destinati a giocare.



Quando ho iniziato a leggerlo, mi ero preparata un po' alla solita storia che accomuna questi generi: sport, Football, romantico, arroganti, nerd, ragazzi tormentati ecc.
Tuttavia, con semplici parole, ci spiega anche il gioco della vita, ho voluto appositamente usare la traduzione del titolo perché per la prima volta descrive perfettamente la trama.
Abbiamo il Quarterback, Dylan.
Arrogante? Assolutamente, pensa di essere un campione, in realtà la sua è solo presunzione.
Tormentato? Si, non ha nessun tipo di rapporto con i genitori, a parte l’essenziale con il padre. Popolare? Molto, tutti vogliono essere lui e tutte vogliono un pezzetto di lui.
Voi direte quindi è stereotipo? Inizialmente si, poi però, pagina dopo pagina vediamo come un ragazzino pieno di rabbia e presunzione, mette da parte l’egoismo, e inizia a preoccuparsi più per gli altri che per sé stesso.
Un personaggio bello e interessante, eppure, per tutto il romanzo è stato l’ombra della protagonista femminile, l’ingrediente magico di questo libro.
Nella maggior parte delle volte al Quarterback viene affiancata la ragazzina ingenua, un po' sfigata, questa volta no.
Isabel è stata una tempesta, anche il soprannome che le è stato dato è azzeccato.
Delicata e graziosa, nel corpo di un uomo e ha il coraggio e la forza di un guerriero.
È lei il comandante di questa trama, e lei che conduce il gioco.
Come primo romanzo che leggo di questa autrice mi ha fatto davvero una bellissima impressione, ho trovato molta maturità nelle sue parole.
Ha saputo coinvolgermi e tenermi incollata fino all'ultima pagina.
Mi ha fatto vedere quanto la vita può essere ingiusta, e che dobbiamo iniziare ad apprezzare ogni singolo momento, ma soprattutto, non perdere mai la speranza, perché il destino può riservarci grandi cose.
Assolutamente ne consiglio la lettura, io ho passato praticamente una notte insonne, ma ne è valsa la pena.



❪❪ La chimica era una scienza esatta: se si mettevano insieme due molecole destinate a esplodere, quelle sarebbero esplose, non ci sarebbe stato modo di impedirlo, e noi eravamo un’esplosione senza precedenti. 
Ero sempre stato un uomo irruento a letto e stavo baciando la mia versione femminile. Le lingue vorticavano impazzite, i denti mordevano le labbra. Dimenticai tutto: gli allenamenti di merda, il fatto che era tutto finto e che lei avrebbe potuto baciare una donna qualsiasi nello stesso modo, con la stessa foga con cui stava baciando me. Volevo avere il controllo di quel bacio, ma lei me lo toglieva e io lo toglievo a lei. Qualunque cosa fosse ciò che teneva le nostre labbra incollate, mi piaceva, mi terrorizzava e mi eccitava. Era tutto buio, oscuro, e poi tutto brillava in un’alternanza di sensazioni fortissime. Ero di nuovo un drogato che non voleva smettere di sballarsi. Le misi una mano dietro la nuca per attirarla ancora di più a me e, di nuovo, mi morse il labbro. Stavolta fece ancora più male e il risveglio ancora più crudele. 
«Cazzo, Isabel! Si può sapere cosa ti prende?» Mi guardò e, per una frazione di secondo, fu come vedere un’altra persona: quel blu dei suoi occhi, sempre freddo, distante, piatto, era un mare in… tempesta. Sbatté le palpebre e tutto tornò al suo posto. 
«Smettila di baciarmi quando non è necessario.» 
«Altrimenti? Potresti innamorarti di me?» la provocai. 
Rise, una risata triste. 
«L’amore non esiste.» 
Non potevo essere più d’accordo con la sua risposta, ma in quel momento suonava come una condanna per entrambi. 
«La prima cosa su cui siamo d’accordo» risposi, convinto delle mie parole. «Quindi, dov’è il problema? Divertiamoci, non sono un tipo geloso» continuai a provocarla, ma non era vero. Ero geloso pure dell’aria che respirava, ma continuava a confondermi e io volevo confondere lei. 
«Non sopravvalutarti troppo. L’arroganza è un grosso difetto, Barlow, specialmente nello sport.» 
«Disse la donna bionica!» Scoppiò a ridere e anch’io sorrisi. 
«Non sono bionica, mi alleno molto, cosa che dovresti fare anche tu visto che il prossimo anno entrerai nel professionismo.» 
La piega che stava prendendo il discorso non mi piaceva, dal momento che mi aveva già detto che non ero nessuno, ma sapevo con certezza che dovevo ascoltare ciò che aveva da dire. 
Ma perché avevo quella certezza? 
«Cosa vorresti dire? Che non mi alleno abbastanza?» 
«Potresti diventare un giocatore fortissimo, se solo scendessi dal piedistallo e ti mettessi in discussione.» 
Era meglio quando le tappavo la bocca con la mia.
«Il campo parla per me, tu perché parli?» 
«Sei scontato e prevedibile quando parli, figuriamoci quando giochi.» 
«Cominci a farmi incazzare, Isabel. Qui non c’è nessuno, siamo solo io e te, puoi anche smetterla con quell’atteggiamento da dura che hai. Scendi tu dal piedistallo, non hai motivo di stare lì.»
In un secondo mi ritrovai il suo viso di fronte al mio, forse cinque centimetri in altezza ci dividevano, il suo sguardo era fuoco allo stato puro. Afferrò la mia felpa con forza con entrambe le mani e strinse intorno al mio collo avvicinandomi a un soffio dal suo viso. 
«Tu cadrai, è inevitabile, e quando cadrai, ti volterai e non ci sarà più nessuno intorno a te. Tutti quelli che ora ti leccano il culo spariranno e cosa farai, grande campione? A cosa ti aggrapperai? Alle palle che non hai? Bisogna saper cadere per imparare a rialzarsi e tu… non sai cadere.» 
Sembrava in trance e io ero come paralizzato, forse dalle sue parole, forse dalla forza con cui stringeva la mia felpa tra le mani, forse da quegli occhi che mi stavano, di nuovo, raccontando una storia, la storia di… una guerriera. 
Lasciò andare la mia felpa come se si fosse improvvisamente svegliata da un sogno o da un incubo. 
Chi cazzo sei, Isabel Storm? 
Raccontami la tua storia. 
I miei pensieri sembravano impazziti nella mia testa, le idee si confondevano, ma tu cadrai non l’avrei mai dimenticato. Il tono con cui aveva pronunciato quelle parole si era infilato sotto la mia pelle, lo sentivo ovunque e il suo significato era vero, certo: io sarei caduto. 
Si rinfilò le cuffie nelle orecchie senza aggiungere altre parole, come se ne avesse dette abbastanza, forse troppe. Non voleva esporsi in quel modo, ne ero certo, ma neanche lei poteva fare niente contro quella maledetta formula chimica che ci teneva uniti. 
La vidi allontanarsi verso gli alloggi del campus con il passo sicuro e le spalle dritte di chi era in grado di sorreggere il peso del mondo intero sopra quelle spalle.❫❫





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